di Dobrila Denegri
Dal 2002 al 2008 ho collaborato con MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma in qualità di curatore indipendente e ora sono direttore artistico del Centro per l’Arte Contemporanea a Torun (Polonia). Sono anche direttore artistico di nKA / Ica – Associazione Culturale Indipendente a Belgrado (Serbia) che ha promosso per 10 anni “Real Presence” – uno dei più grandi workshop internazionali dedicati agli artisti emergenti.
Presentazione di Andrea Dall’Asta.
Mostra personale del 9 gennaio 2003.
La mostra di Alberto Gianfreda nasce come frammento di una più ampia elaborazione dal tema Ritorno a Itaca, inteso come indagine introspettiva, come racconto del proprio vissuto.
di Roberto Borghi
… la combinazione di elementi opposti, al fine di provocare un attrito semantico, un contrasto fecondo di significati, proposta da Alberto Gianfreda manifestano la possibilità di esplorare, attraverso la scultura, il versante sensuale del pensiero.
di Roberto Borghi
Nella scultura di Alberto Gianfreda avviene un processo specularmente opposto a quello messo in atto in una istallazione: i materiali, considerati nella loro neutralità espressiva, vengono accostati, intrecciati, disposti in modo tale da suscitare una reazione che li renda fecondi, li riporti al loro stato di materia. Scolpire diventa in tal modo un’azione preliminare alla trasformazione, un gesto teso a creare le condizioni in cui essa possa avvenire, le strutture nelle quali l’energia scaturita dalla reazione possa essere canalizzata e resa fruibile. Gianfreda opta per una sorta di scultura preventiva….
di Giorgio Bonomi
Hugo von Hofmannsthal, ne Il libro degli Amici, diceva che: “La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie”. Concetto che si può efficacemente applicare alla scultura di Gianfreda, sulla quale potremmo anche dire, con altrettanta validità e trasformando un po’ il concetto del grande scrittore viennese, che “la complessità va cercata. Dove? Nella semplicità”.
di Matteo Galbiati, Maggio 2010
Oggi essere scultori significa, soprattutto se si è giovani artisti, prestare fede incondizionata ad una vocazione che nel costante esercizio e nel superamento di ogni difficoltà legata a questa pratica – che pure passa attraverso l’impegno di risorse e lo sforzo fisico – si pone comunque al di fuori dalle tendenze attuali o dalle mode artistiche.
di Chiara Gatti
So che Alberto Gianfreda non ama le dietrologie. A lui interessa la scultura e basta. La forma della scultura. I materiali della scultura. Lo spazio della scultura. I tempi della scultura. Nelle sue opere non ci sono storie fantasiose da raccontare né significati reconditi da andare a scovare per giustificare un determinato passaggio, un’espressione, un esito, un processo. Lo so bene. Ma guardando i suoi giganti di ferro e legno dall’anima mobile, non trovo immagine migliore per illustrarne il senso di quella della relazione amorosa fra Marcel Proust e l’ineffabile Albertine.
di Andrea B. Del Guercio
Il percorso espressivo di Alberto Gianfreda presenta i caratteri esemplari di un’attività di ricerca condotta con attenzione e rigore sul costante rapporto dialettico tra i materiali, il legno ed il ferro, la terra e il ferro, la pietra ed il ferro; tra la forma strutturale e l’energia aperta, tra il peso reale e la leggerezza delle emozioni, tra il tema della compattezza che stringe e racchiude e l’idea che svela; in questi anni l’attività ed il lavoro si sono caratterizzati attraverso un processo di acquisizione di esperienza e quindi lungo un consolidamento nella produzione sistematica dei materiale plastici e di configurazione delle opere, articolate tra soluzioni implose nella presenza magmatica della terra refrattaria od in rapporto con lo spazio e le funzioni concettuali della percezione.
di Eleonora Fiorani
La mostra Ibridazioni e identità, Transiti e rimandi tra i linguaggi della scultura e dell’architettura, attraverso la presentazione dell’opera dello scultore Alberto Gianfreda, Variabili, in legno e ferro, e il progetto dello Studio Premoli/SilviaNizzoli, archi. Michele Premoli, Domenico Cavallo, MMA – Milan modern art village, un progetto su scala urbana di riqualificazione e trasformazione di una zona industriale, vuole sondare e interrogare i processi di trasformazione in atto nelle interazioni di architettura, scultura e metropoli contemporanea con i suoi linguaggi ibridi e nel suo essere evento e comunicazione.
di Matteo Galbiati
Fin dagli esordi del suo percorso artistico la sua riflessione è maturata dall’interesse per le qualità intrinseche dei materiali che, grazie ad una profonda conoscenza, sviluppata col tempo e con lo studio e l’esercizio delle loro proprietà tangibili e nascoste, vengono da lui lavorati e presentati in maniera inattesa. Quello che cerca e sonda sono le loro energie occulte, le forze inesprimibili che li connaturano, in una tensione plastica incipiente.