di Giorgio Bonomi
Hugo von Hofmannsthal, ne Il libro degli Amici, diceva che: “La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie”. Concetto che si può efficacemente applicare alla scultura di Gianfreda, sulla quale potremmo anche dire, con altrettanta validità e trasformando un po’ il concetto del grande scrittore viennese, che “la complessità va cercata. Dove? Nella semplicità”.
di Matteo Galbiati, Maggio 2010
Oggi essere scultori significa, soprattutto se si è giovani artisti, prestare fede incondizionata ad una vocazione che nel costante esercizio e nel superamento di ogni difficoltà legata a questa pratica – che pure passa attraverso l’impegno di risorse e lo sforzo fisico – si pone comunque al di fuori dalle tendenze attuali o dalle mode artistiche.
di Chiara Gatti
So che Alberto Gianfreda non ama le dietrologie. A lui interessa la scultura e basta. La forma della scultura. I materiali della scultura. Lo spazio della scultura. I tempi della scultura. Nelle sue opere non ci sono storie fantasiose da raccontare né significati reconditi da andare a scovare per giustificare un determinato passaggio, un’espressione, un esito, un processo. Lo so bene. Ma guardando i suoi giganti di ferro e legno dall’anima mobile, non trovo immagine migliore per illustrarne il senso di quella della relazione amorosa fra Marcel Proust e l’ineffabile Albertine.
di Andrea B. Del Guercio
Il percorso espressivo di Alberto Gianfreda presenta i caratteri esemplari di un’attività di ricerca condotta con attenzione e rigore sul costante rapporto dialettico tra i materiali, il legno ed il ferro, la terra e il ferro, la pietra ed il ferro; tra la forma strutturale e l’energia aperta, tra il peso reale e la leggerezza delle emozioni, tra il tema della compattezza che stringe e racchiude e l’idea che svela; in questi anni l’attività ed il lavoro si sono caratterizzati attraverso un processo di acquisizione di esperienza e quindi lungo un consolidamento nella produzione sistematica dei materiale plastici e di configurazione delle opere, articolate tra soluzioni implose nella presenza magmatica della terra refrattaria od in rapporto con lo spazio e le funzioni concettuali della percezione.
di Eleonora Fiorani
La mostra Ibridazioni e identità, Transiti e rimandi tra i linguaggi della scultura e dell’architettura, attraverso la presentazione dell’opera dello scultore Alberto Gianfreda, Variabili, in legno e ferro, e il progetto dello Studio Premoli/SilviaNizzoli, archi. Michele Premoli, Domenico Cavallo, MMA – Milan modern art village, un progetto su scala urbana di riqualificazione e trasformazione di una zona industriale, vuole sondare e interrogare i processi di trasformazione in atto nelle interazioni di architettura, scultura e metropoli contemporanea con i suoi linguaggi ibridi e nel suo essere evento e comunicazione.
di Matteo Galbiati
Fin dagli esordi del suo percorso artistico la sua riflessione è maturata dall’interesse per le qualità intrinseche dei materiali che, grazie ad una profonda conoscenza, sviluppata col tempo e con lo studio e l’esercizio delle loro proprietà tangibili e nascoste, vengono da lui lavorati e presentati in maniera inattesa. Quello che cerca e sonda sono le loro energie occulte, le forze inesprimibili che li connaturano, in una tensione plastica incipiente.